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Chi è davvero il protagonista di questa autobiografia? Francesco de Stisi, personaggio d'invenzione, investigatore privato che ripercorre qui la sua vita e le sue storie, o l'autore che l'ha creato? Non è dato saperlo. Il confine tra i due è sottile, labile come quello tra vita e letteratura, quando l'una è diventata la ragione d'essere dell'altra, quando l'eroe del romanzo ha divorato il suo creatore. Compulsione grafomane, raffinato edonismo e filosofia romanesco-casereccia, propri a entrambi, autore-padre e personaggio-figlio, s'intrecciano. Suggestioni celiniane svelano piccolezze siderali: è la circonstanziata cronaca di un parricidio o il catalogo impossibile di una vita, la vana ricerca di un senso messaggero di pace? Ciò che emerge - tradotto in un linguaggio di disperata e consapevole autoreferenzialità - è l'uomo più nudo che occhio umano abbia visto. Ma, forse, è solo un gioco...